Musical Mirror

philosophical and poetic thoughts on music


L’effetto Kulešov ovvero non è una musica per drogati

Isolata dalla comunità internazionale, con un governo non ancora padrone della situazione e con il mercato invaso da film stranieri, la cinematografia sovietica di inizio novecento non disponeva neanche di scorte sufficienti di pellicola per girare film.

Il regista Kulešov ed i suoi allievi furono costretti ad ingegnarsi: si esercitavano nella recitazione costruendo piccoli teatrini che simulassero il primo piano, elaboravano teorie e discutevano sulla nuova arte montando e rimontando vecchi spezzoni di pellicola girata in precedenza.

Kulešov elaborò alcuni importanti esperimenti con i quali dimostrava che la reazione dello spettatore dipendeva più dal montaggio che dalla singola inquadratura.

In un celebre esperimento, realizzato probabilmente rimontando materiale di archivio, Kulešov mostrava il volto dell' attore Ivan Mozžuchin, con un’espressione neutra, a questa scena alternava inquadrature di cose e persone diverse come un piatto di minestra, un cadavere, una bambina.

Con questo lavoro il regista dimostrava come lo spettatore leggesse, nell’immutata espressione dell’attore, ora fame, ora orrore, ora gioia o comunque una mutazione nella sensazione percepita.

In un altro esperimento montò insieme una serie di primi piani del volto di quattro diverse donne inducendo lo spettatore a credere che si trattasse della medesima attrice.

Questo è ciò che verrà definito come effetto Kulešov.

Questa piccola introduzione è decisamente distante dalla tematica che vorrei portare all’attenzione del lettore, ma proprio come in un esperimento cinematografico, vorrei avvicinare due dati, che messi insieme come in un montaggio, producono un effetto straniante o almeno ci portano a ragionare su come la realtà possa essere delle volte intricata e surreale.

Il primo soggetto della nostra comparazione sarà un pacchetto di cartine, quelle lunghe utilizzate principalmente per il consumo di Hashish e Marijuana.

Il loro costo si aggira mediamente intorno a 1,20 E, un euro e 20 centesimi, al loro interno possiamo trovare 32 cartine.

Calcoliamo ora l’IVA al 22% sul prezzo delle cartine, ovvero quanto guadagna lo stato sulla vendita del singolo pacchetto.

 

Moltiplichiamo 1,20 per 22 e poi dividiamo il risultato per 100 per ottenere quale sia il 22% di 1,20

 

1,20 X 22 = 26,4

 

26,4 / 100 = 0,264

 

Quindi per ogni pacco di cartine lo stato guadagna circa 26 centesimi.

 

Andiamo ora a dividere questo numero per il numero di cartine così da capire quanto una singola cartina faccia guadagnare all’Erario

 

0,264 / 32 = 0,00825

 

Il dato che prenderemo per buono approssimando per difetto sarà 0,008.

Significa che ogni volta che si consuma una cartina lo stato guadagna 0,008 millesimi di euro.

In realtà sarebbe ancora maggiore questo dato, perché stiamo considerando solamente l’Iva pagata dall’utente nel momento in cui gli viene venduto un prodotto, quindi non consideriamo l’Iva pagata al momento dell’acquisto del prodotto da parte del punto vendita.

 

Ora compariamo questo dato con un altro:

Per ogni ascolto musicale in streaming Spotify paga al creatore del brano tra i 0,002 e 0,007 millesimi di Euro.

Quindi facendo una media di questa forbice possiamo dire che ogni ascolto su Spotify viene pagato all’artista 0,005 Euro.

 

Quindi da questa comparazione di dati, lontanissimi tra loro, possiamo affermare che

 

Lo stato guadagna di più dall’utilizzo di una singola cartina rispetto a quanto guadagni un musicista sul singolo ascolto della sua musica in streaming.

 

 

 


Remo De Vico 

Composer and Sound Designer

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